Somalia Italiana, 26 gennaio 1926 – Il Capitano Gatti muore difendendo il Faro Crispi

Nelle parole di Bernardo Valentino Vecchi in Somalia – Vicende e Problemi:
“Il 25 gennaio un altro attacco si pronunzia anche contro Tohen e il faro Crispi, che vengono accerchiati ed occupati in parte. Il Capitano Alessandro Gatti, appoggiato dal mare dalla R.N. Berenice, compieva una arditissima sortita e, nonostante la disparità delle forze, riusciva ad imporsi al nemico. Ma cadeva fulminato, alla testa dei suoi ascari che, pur essendo rimasti senza guida, continuavano tuttavia, con ardore indomito, l’azione sgominando del tutto l’avversario, riconquistando il faro e massacrandovi senza pietà i ribelli che lo difendevano accanitamente”.

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La salma del capitano Sandro Gatti viene sbarcata a Mogadiscio. Foto Carlo PedriniDa La Rassegna Eroica del 1929 edita dalla Regia Stamperia della Colonia, Mogadiscio: “All’alba del 26 il Capitano Alessandro Gatti usciva coi suoi ascari, appoggiato dai cannoni della Regia Nave Berenice e fugava il nemico, che aveva occupato le nostre opere di difesa, il faro e la stazione Radio – ma, ad attacco quasi respinto, veniva colpito da una palla alla fronte. Con Lui morirono pure parecchi ascari, i quali, visto cadere il loro amato Capitano, si slanciavano sull’assalitore sgominandolo e riprendendogli, dopo asperrimo combattimento, il terreno e le opere che aveva tenuto in possesso nella notte del 25”.
Il giorno dopo da Hafun a Tohen con la Regia Nave San Giorgio venne sbarcata la 3a compagnia del II Eritreo, mentre i cannoni della nave disperdevano i restanti ribelli che tenevano sotto pressione la zona.
Nel mentre ad Alula, dove il commissario non era ancora a conoscenza di questi ultimi combattimenti, riceveva un corriere dell’ex Sultano con una lettera di ambasciata nella quale si dichiarava pronto ad accettare ogni ordine dal governo italiano.

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Essendo improbabile però che Osman Mahamud non fosse a conoscenza dei piani contro Tohen e il faro, il Governatore rispose: “Attacco Faro Crispi sembrerebbe dare contraria prova ma La prego voler indagare se sia stato fatto doppio gioco oppure se non trattasi di elementi irriducibili che abbiano presa la mano”.
La situazione rimase mutevole e indecisa, un “ambaradan” insomma, per ancora diverso tempo, fin dopo le successive operazioni nel Nogal.
Il governatore De Vecchi di Val Cismon presso il monumento funebre al capitano Sandro GattiL’intera battaglia del Capitano Gatti è riassunta nei telegrammi del 28 e 29 gennaio 1926 inviati dal governatore De Vecchi di Val Cismon al Principe Pietro Lanza Branciforte di Scalea, allora Ministro delle Colonie:
“395. Strettamente riservato alla persona. Notte sul 26 ribelli valutati circa 500 hanno attaccato radio e faro Crispi contemporaneamente. Ambedue importantissimi punti erano stati opportunamente rafforzati.
Respinto nettamente un primo attacco ribelli ritornavano ieri mattina 27 insistendo tenacemente. Dal mare appoggiava nostro presidio regia vedetta Berenice. Capitano Gatti Alessandro comandante presidio decideva sortita dalla radio Tohen per rafforzare distaccamento faro e la compiva con 40 ascari personalmente.
Assalito e accerchiato, si slanciava arditamente all’attacco e riusciva a portare compimento missione fugando ribelli, ma, agli ultimi passi, cadeva eroicamente nel combattimento, colpito con una palla in fronte.
Nostre perdite, oltre glorioso capitano Gatti, un muntanz e due ascari feriti. Radio e faro illesi e capanne e qualunque piccola imbarcazione indigeni incendiate.
Perdurano tuttavia pressione ribelli, inviata in luogo Regia Nave <S. Giorgio> che deve essere giunta stamane, portando a bordo una compagnia ascari di rincalzo. Non ho ancora avuto altre notizie che darò appena avrò.

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INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO FUNEBRE DEL CAP. SANDRO GATTIPrego comunicare notizia gloriosa morte capitano Gatti alla famiglia, per la quale credo sarebbe opportuno rivolgersi maggiore Damiani, aiutante di campo brigata Basilicata in Torino, cognato del caduto. Appena data comunicazione prego darmene avviso”.
La successiva comunicazione:
“413. Ris. alla persona. Seguito mio 395. <S. Giorgio> giunta Tohen ha definitivamente fugati ribelli verso ponente con lo sbarco di una compagnia di rincalzo al presidio e con le artiglierie. Tentasi rastrellamento e inseguimento.
Faro, che fu specialmente oggetto ripetuti attacchi che ogni volta distaccamento respinse anche con ardite sortite dal fortino testé ultimato, è pienamente intatto e continua a dare la sua luce ai naviganti con tutte sue caratteristiche.
Nostre perdite limitansi sempre a quelle segnalate ieri. Perdite ribelli per sola azione pattuglia Gatti 26 morti, totale finora constatato si avvicina al centinaio. Salma eroico Cap. Gatti che morendo sembrava avere acceso per sempre a capo Guardafui il faro del sacrificio, fu accolta a bordo R.N. <S. Giorgio> con tutti onori militari e proseguirà per Mogadiscio con piroscafo <Massaua> […]
monumento_cap.gatti_oggi_capo_guardafuiSituazione migliora ogni giorno e anche presidi coste non escludono manifestare vivo desiderio pace colà sentita dai più e destinata portare presto o tardi i suoi frutti benefici”.

[…] Il faro non venne mai occupato, solamente danneggiato, e non smise mai di brillare, ma caddero in diverse occasioni sia italiani sia ascari che combatterono sempre con grande onore e senza mai abbandonare le loro posizioni.

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